di e con
PINO PETRUZZELLI
Uno spettacolo dedicato al lavoro, alla storia e alle radici di chi lavora la terra.
...Da piccoli di solito ti dicono che sei nato sotto un cavolo,
mia madre invece mi partorì in vigna durante la vendemmia.
La prima cosa che vidi venendo alla luce fu un grappolo d’uva.
Gli studiosi lo chiamano imprinting, io invece lo chiamo destino…
“Dionigi è un vignaiolo.
Dionigi non separa il lavoro dalla vita.
Per lui vigna e vita sono fuse insieme, in un rapporto d’amore.
E l’amore non divide ma unisce.
Ci sono lavori che non possono prescindere dall’amore,
molto diversi da quelli dello sciame inquieto di consumatori che popola le nostre strade.
Così, il vino di Dionigi, prima che di mandorla e liquirizia,
sa di fatica, sudore, storia e voglia di resistere e di amare, malgrado tutto.”
Pino Petruzzelli
Lo spettacolo è la straordinaria storia di Dionigi, il vignaiolo che ha saputo dare concretezza al sogno e, attraverso le sue continue lotte, arrivare a creare un’eccellenza da una terra avara. Un sogno in cui passato e presente, tradizione e modernità si
fondono producendo un vino da premiare capace di racchiudere in sé memoria di piccola e grande Storia. Dionigi crede in un lavoro per cui fondamento essenziale è la speranza. Il nostro vignaiolo è riuscito con straordinaria sapienza, tenacia e maestria, a dare concretezza a un sogno e per questo una giuria ha deciso di premiare il suo lavoro. Dionigi sta per ritirare il premio e, nei momenti che precedono la cerimonia, ripercorre le tappe fondamentali della sua vita. Scopriamo così che il suo vino non racconta di sentori e profumi, ma della civiltà che lo ha prodotto e per questo rimanda alla sacralità del lavoro: natura e uomo insieme. Nella liturgia cristiana si parla del pane, del vino e dell’olio ovvero la natura e il lavoro dell’uomo insieme. L’epopea di Dionigi si muove tra la grandine di agosto e la siccità, tra la burocrazia asfissiante e i declivi da dissodare, tra i richiami di un posto fisso nella Fabbrica Italiana Bulloni e Affini e i muretti a secco da rimettere in piedi, tra gli ulivi dei nonni e la terra. Storie in cui anche la morte è capace di generare vita, come sostiene, nel suo improbabile dialetto, il felliniano personaggio di Niccolò detto il moscerino: “Ti te devi piggiar l’uva, poi la taggi, poi la pesti e la ripesti, poi la pesti e la ripesti ancura intra li tini… e alla fini tutto questo schiacciamentu a te tacca a bollì. E quella che ti, ti te credevi morte, torna in vita e diventa vin.”
IO SONO IL MIO LAVORO è uno spettacolo sul valore etico del lavoro. Un’etica da tramandare alle future generazioni come la più preziosa delle eredità, perché il lavoro ben fatto, oggi come ieri e come domani, sarà sempre frutto di un forte legame tra generazioni. “In vigna ci voglio almeno il cinquanta per cento di vigneti vecchi.” Conclude Dionigi con saggezza.
Lo spettacolo nasce da due anni di interviste ai vignaioli e dal libro IO SONO IL MIO LAVORO.
Rassegna stampa
...pensato con la consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro, è “Io sono il mio lavoro” che quello straordinario attore-narratore che è Pino Petruzzelli ha costruito facendone anche un affresco storico...
Maria Grazia Gregori (L’Unità)
...per lo spettacolo “Io sono il mio lavoro” scatta un vero salto emotivo grazie alla poesia e al genio con cui Pino Petruzzelli racconta del vignaiolo Dionigi. Un’epopea minimale attraverso il nostro oggi e l’immediato ieri, che riesce a renderlo vittorioso contro ogni avversità.
Gianfranco Capitta (Il Manifesto)
Pino Petruzzelli racconta a un pubblico rapito quello che sono il rispetto e un’etica per il lavoro. Uno spettacolo da vedere cento volte
Walter Porcedda (Gli Stati Generali)
L’intenso monologo del bravissimo Pino Petruzzelli
Alberto Rochira (Il Piccolo)
“Io sono il mio lavoro”, l’epopea minimale tra poesia e genio di Pino Petruzzelli
Giulia Cassini (Il Secolo XIX)
Una bella memoria di un mondo contadino che non vuol morire
Anna Bandettini (La Repubblica)
...è abilissimo Petruzzelli nella narrazione, tanto da fornirti le immagini che mancano. Onorando il trionfo della parola, il signor Pino usa una sedia e dei fasci di luce. Basta.
Gian Paolo Polesini (Il Messaggero Veneto)
Orgoglio toccante nel monologo del sempre bravo Pino Petruzzelli. In scena quasi un barbuto e autorevole profeta.
Angela Felice (Il Gazzettino del Friuli)
Eccezionale la prova di drammaturgo, regista ed attore di Pino Petruzzelli, capace sempre di più di coinvolgere ed emozionare il pubblico.
Gabriele Benelli (Sipario)
Pino Petruzzelli è un grande narratore di storie di lavoro.
Umberto Rossi (Cinemaeteatro.com)
Pino Petruzzelli dà voce all’eroismo silenzioso della vita tra i filari e ne celebra il valore più genuino: quell’etica del lavoro che andrebbe tramandata alle future generazioni come la più preziosa delle eredità. Perché il lavoro ben fatto, oggi come ieri, sa legare le generazioni e dare sapore al tempo.
Fondazione Trentina Alcide De Gasperi